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In Sicilia un futuro sempre più fatto di anziani

di Alfredo Falletti

Nel 2023 le sole province di Palermo, Catania ed Agrigento hanno perduto circa seimila giovani tra i 18 ed i 34 anni. Tutta la Sicilia ne ha perduti circa 10.000. Dal 2002 al 2024 i giovani definitivamente trasferiti fuori dalla Sicilia sono circa 330.000 senza contare quelli che mantengono la residenza in quella che non è più né casa né patria loro che potrebbero verosimilmente portare il totale a oltre 400.000.

Giovani che non solo portano le loro capacità, abilità, sogni, progetti e speranze lontano da questa terra che ne ha disperato bisogno, ma che lasciano tradizioni, usi, costumi, conoscenze popolari che sempre più rapidamente finiranno con lo scomparire con gli anziani che sembrano essere, paradossalmente, il futuro di questa terra come di tutto il meridione. I giovani che “evaporano” dalle provincie siciliane non sono solo i “cittadini”, ma come sempre è più di sempre si tratta di giovani di centri più piccoli soprattutto da quelli penalizzati da vie di comunicazione inadeguate ed infrastrutture fatiscenti o addirittura inesistenti.

E visto che la vita nelle città del nord è diventata troppo cara, tanto vale andare direttamente all’estero dove sempre più aree economiche accolgono con favore professionisti, artigiani, studenti, insomma giovani che esportano voglia di farcela, sogni realizzabili, anima e cuore. Un dono che la patria [sic], quella con cui fin troppi si riempiono la bocca senza conoscerne il vero significato, rifiuta a sempre più numerose schiere di giovani che trovano casa e patria, quella vera, altrove.

Ad aggravare la percezione di ineluttabilità dell’assenza di futuro contribuisce la nascita di vari soggetti politici rappresentati da improponibili riciclati gattopardeschi che, più che all’utilità del riciclo, somigliano decisamente di più alla “terra dei fuochi”.

Vuoto totale di concrete ed efficaci politiche giovanili, di investimenti sul territorio, di agevolazione per la creazione di imprese senza dover battagliare per anni tra burocrazia, corruzione e concussione a tutti i livelli, sono veleno per la vita dei territori mentre l’inesistenza di infrastrutture e di servizi pubblici di base contribuiscono a lasciare tutto immoto o, al più, in periodo elettorale, in modalità “facite ammuina” con grandi movimenti di politici in giro e di parole inutili per aria, per poi rientrare nel nulla in attesa della successiva tornata elettorale.

E intanto uno dietro l’altro i trolley e le valige che partono sono sempre di più, con il loro contenuto di umanità e tristezza.

 

 

(30 marzo 2025)

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