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Asili nido. Il Sud ulteriormente penalizzato

di Massimo Mastruzzo*

La legge di Bilancio 2022 (art. 1 comma 172) fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell’erogazione del servizio di asilo nido, una misura che per la prima volta in Italia definiva finalmente, almeno, un Lep, con un finanziamento graduale in cinque anni.

Purtroppo, ed è scritto nero su bianco in uno degli allegati al piano strutturale di bilancio, il diritto all’asilo nido non sarà più del 33% a livello regionale ma scenderà al 15% contraddicendo quando previsto dalla legge di bilancio 2022 che fissava proprio al 33% su base locale la disponibilità di posti con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell’erogazione del servizio di asilo nido. Una scelta del governo Meloni gravissima, peraltro nascosta vigliaccamente in un allegato, che dimostra come a questo governo non interessi nulla delle aree più fragili del Paese.

Di fatto gli asili nido sono pochi e per pochi: in Campania il 90% dei bambini è escluso, proprio dove le donne ne avrebbero più bisogno, perché si accompagna al tasso di occupazione femminile più basso.

Nella Regione Sicilia, solo il 30 % della popolazione infantile censita può usufruire di un asilo nido pubblico. Tutti gli altri bambini devono arrangiarsi. Negati di un diritto, riconosciuto dalla Costituzione, sin dai primi anni di vita. Al Sud, perché al Nord, sempre la Banca d’Italia afferma come, le risorse a disposizione, siano state quasi del tutto utilizzate.

Nell’ultima relazione del Centro Studi di Banca d’Italia di Banca d’Italia, resa pubblica a metà marzo, riguarda la costruzione di nuovi asili nido al Sud: e dice che su una dotazione complessiva di 2,7 miliardi di fondi PNRR, ad un anno dalla scadenza del Piano Europeo, nel Sud è stato speso per gli asili nido appena il 20% rispetto a quanto viene richiesto dalle istituzioni comunitarie per colmare il gap con il resto del Paese.

Tutto il sud d’Italia sconta il problema della mancanza di asili: il federalismo fiscale della Lega ha di fatto svantaggiato il sud, si sono contati i mattoni, gli asili già esistenti per suddividere i fondi per nuovi asili, disincentivando al contempo i comuni del sud a presentare i progetti riducendo i fondi di coesione e non attuando le politiche necessarie per mantenere gli asili nido come le politiche di assunzione del personale.

Il criterio vergognoso della spesa storica (regola poi decaduta solo grazie ad un ricorso al TAR) è discriminatorio, un vantaggio solo per le regioni che già dispongono delle infrastrutture necessarie a garantire i diritti costituzionali dei bambini. Non solo, il governo ha scelto di tagliare il fondo per gli asili, con la scusa dell’aumento dei costi, ma ancora una volta si è scelto di tagliare proprio quei fondi che si sarebbero dovuti spendere nel Sud-Italia, perché non considerati dalla politica una priorità.

In generale il Sud-Italia non è considerato una priorità.

 

*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale

 

 

(1 aprile 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 



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