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Barbarie contro barbarie non porta a civiltà

di Alfredo Falletti

Sono riusciti a fare quasi peggio rispetto alla pratica delle “decimazioni” delle SS. Alle 1300 vittime dell’orribile attacco terrorista del 7 ottobre con il suo carico di morti, stupri e violenze, hanno risposto con oltre 33000 (fino ad ora) vittime palestinesi ovvero 25 per ciascuna vittima israeliana e rendendo inabitabile una intera area abitata da 2milioni di persone.

Per comprendere la portata della “reazione punitiva” si tratta di una percentuale che corrisponde a circa 900.000 morti in un Paese di quasi sessanta milioni di abitanti come l’Italia. Tutto questo in circa sei mesi.

Quel che è accaduto il 7 ottobre è orribile e indescrivibile per ferocia e crudeltà oltre che per le conseguenze del tutto prevedibili (non va dimenticato che lo statuto di Hamas prevede la distruzione di Israele, difficile credere che l’azione non sia stata voluta)  e certamente indotta dalle forze che hanno interesse a fare esplodere il conflitto nella regione, ma quel che sta accadendo da allora a Gaza non è un genocidio?

La cancellazione di un territorio urbano rendendolo nei fatti inabitabile non è qualcosa che si possa considerare facente parte di un programma di cancellazione di una popolazione? E cos’altro sarebbe se non un genocidio programmato ed in fase di realizzazione? Non sarà una misera etichetta a determinare la gravità di ciò che è in atto. Rispondere ad una barbarie con un’altrettanto più grande barbarie non porta né ripristina una civiltà, se mai sia esistita in quel territorio, ma solo il nulla sul quale costruire civiltà potrebbe essere come costruire sul fango.

 

(5 aprile 2024)

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