di Daniele Santi #Politica twitter@gaiaitaliacom #Calabria
Ho letto alcuni commenti sul governatore pro-tempore della Regione Calabria, il presidente facente funzioni Nino Spirlì, salviniano doc con tutto ciò che ne consegue, compresa una certa ostentata e fastidiosa esibizione di sé, che è un po’ la cifra del nulla politico della Lega di Salvini, egopatica ed incapace per missione. I commenti riguardavano gli scialli, gli anelli e i bracciali di Nino Spirlì che francamente mi sembrano poca cosa rispetto a ciò che il personaggio manifesta politicamente.
Per dirla chiara, per quanto ci riguarda Spirlì potrebbe anche andarsene in giro con un tacco quattordici in un piede, una ciabatta distrutta con pon pon sull’altro, una parrucca viola, diciassette scialli e un lampadario swaroski all’orecchio sinistro: tanto come la Lega dimostra non bastano giacca e cravatta a fare un politico.
Ciò che infastidisce assai più degli scialli è la volgarità politica unita all’inutile violenza dell’eloquio del presidente facente funzioni della Calabria, come ogni civil servant, più realista della regina. Ostentando l’ego che solo gli animali da palcoscenico che dal palcoscenico si sono tolti pensando di poter fare qualcosa di meglio possiedono, riesce a dire tutto ciò che vuole. Soprattutto quello che non serve. Senza indovinare nulla. Spargendo scivoloni e parole al vento. E chi semina vento raccoglie tempesta.
Ci sono perle come “Gino Strada? Ma cosa c’entra, dobbiamo scavare pozzi? Non abbiamo bisogno di medici missionari africani”; o “Gino Strada? Dovranno passare sul mio corpo” che gli viene attribuita dai social. Non importa granché che le affermazioni siano vere o no – anche se la prima lo è. Importa, anzi importerebbe, che Spirlì spiegasse con parole sue che cosa egli potrebbe fare, dal punto di vista medico, meglio e più efficacemente di quanto Gino Strada non abbia fatto nella sua carriera.
Dovrebbe spiegare Spirlì – togliendosi le arie da principino della festa e ricordandosi che è dove si trova in qualità di facente funzioni, detto anche volgarmente tabbabuchi, se fossimo della sua stessa volgarità – quanti ospedali abbia costruito, dove li abbia costruiti e quante volte abbia operato gente mutilata da bombe e mine antiuomo. Se avesse fatto tutto questo, e se lo ha fatto lo dica perché non si sa o si faccia un ufficio stampa all’uopo, potrebbe anche aprir bocca per dar aria ai denti. Se non lo ha fatto dovrebbe tenere la bocca chiusa. Anche e soprattutto a beneficio della posizione di reggente pro tempore che occupa causa la morte prematura di chi l’ha preceduto.
Avvenimento che avrebbe dovuto insegnare al facente funzioni Spirlì che del domani non si sa nulla e sarebbe bene occuparsi di ciò che si fa oggi. Tanta volgarità politica gratuita, e in nome del nulla, davvero non si vedeva dagli esordi di Salvini. Che è quasi all’epilogo.
(18 novembre 2020)
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