di Redazione
Il turismo è in crisi e buona parte della ragione del calo di presenze nelle spiagge e negli alberghi delle località nostrane va cercata nella busta paga delle lavoratrici e dei lavoratori, sempre meno in grado di acquistare beni non essenziali, come una vacanza, e non di rado in difficoltà anche con le spese di ordinaria amministrazione.
Lo scrive un comunicato stampa Filcams CGIL.
Sorprende che a fare il punto sulla questione, tirando in ballo le buste paga degli italiani, sia proprio Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ovvero una delle associazioni datoriali che più hanno tirato la corda al momento del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore: la bellezza, vale la pena ricordare, di sei anni di attesa dalla scadenza del precedente contratto.
Il costo della vita per le lavoratrici e i lavoratori del turismo incalza come per qualsiasi altra lavoratrice o lavoratore e il recupero dell’inflazione si fa difficile quando i rinnovi contrattuali vengono trascinati per così tanto tempo, e proprio per il mancato riconoscimento, da parte datoriale, di un aggiornamento salariale necessario per vivere – e poi, volendo, anche per andare in vacanza. I dati del settore vedono per il turismo – dagli alberghi alla ristorazione, alle agenzie di viaggio – poco più di 60 euro lordi per giorno lavorato, a fronte dei 96 che rappresentano la media generale di tutta l’economia.
“Il contrasto alla precarietà e al lavoro povero dovrebbe essere il punto di partenza per un riassetto sociale in grado, innanzitutto, di garantire una vita dignitosa a tutte le lavoratrici e i lavoratori – ha commentato Fabrizio Russo, segretario generale Filcams Cgil – e di riportare poi, come naturale conseguenza, un equilibrio di scambio sul piano economico e dei consumi”.
Ma l’improvviso calo di presenze registrato proprio in quello che di solito è il picco della stagione turistica estiva ha aperto la strada a riflessioni e possibili prospettive che fanno parte da anni, forse da sempre, del bagaglio contrattuale e vertenziale del sindacato. Rivendicazioni che rappresentano l’abc della Filcams Cgil, quale rappresentante di fasce significative di lavoro povero e precario: vi figurano le lavoratrici e i lavoratori stagionali, per i quali anche il presidente Bocca propone oggi, anche se in chiave imprenditoriale, un altro vecchio tema della categoria, la destagionalizzazione del lavoro, maggiore regolarità dei flussi turistici da una parte e maggiore stabilità occupazionale per l’altra; ma ci sono anche le lavoratrici e i lavoratori dei servizi, in balia delle incognite dei cambi appalto, le lavoratrici e i lavoratori del commercio e quelli delle farmacie e del lavoro domestico protagonisti, proprio in questi mesi, di un’altra critica, e ingenerosa, trattativa per il rinnovo.
La stagione, è vero, è sottotono, ma lo stesso aggettivo potrebbe essere esteso, senza tema di smentita, al mondo del lavoro e, questa volta, per 12 mesi l’anno.
Così chiude la nota stampa, pubblicata integralmente.
(9 agosto 2025)
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