Era incazzereccio il presidente De Luca durante il suo ricordare al PD, a Meloni e al governo tutto che gli ha gelato i piedi con il ricorso al trucchetto passato in Consiglio regionale che gli consentirebbe il terzo mandato. Ce l’ha con tutti: con Meloni che ce l’ha con lui e con il PD che lo molla alla guazza (per dirla alla bolognese), insomma lo lascia senza ombrello, proprio quando piove forte.
Del resto se tuona a lungo prima o poi piove e non è nemmeno una novità che a qualcuno venga l’idea di prendersela col PD, che è una specie di sport nazionale (e va detto che il PD ci mette del suo per diventare un bersaglio), quello che colpisce è che un esponente PD (almeno fino a ieri) con le sue ruminazioni sul terzo mandato apra la porta alle ruminazioni altre della Lega per il mancato terzo mandato a Zaia. Perché Zaia lo merita.
Perché oggi le leggi vanno cambiate perché uno lo merita, mica perché ha un senso cambiarle.
Insomma non siamo al dopo di me la morte, ma quasi. Dopo strali, frizzi e lazzi non cambia la sostanza: De Luca intende ricandidarsi, ma non avrà dalla sua i consiglieri PD e quindi gli è sfuggito un dettaglio. Che il suo ricompattare la maggioranza è fallito. E’ il fallimento della vanità, che tanti lutti addusse e non c’entrano gli Achei. Parlano, i soliti che sanno tutto, di Roberto Fico pronto e sgambettante, a correre come candidato per il prossimo partito dell’ex De Luca. Candidato presidente, mica per le pulizie.
Ché la politica è una cosa seria, cosa credete. Mica si fa per questioni personali. E c’è poco da lamentarsi. Il PD lo aveva detto subito: “De Luca non sarà il nostro candidato”.
(11 gennaio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata