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Involuzione del progetto originale dei padri costituenti: “Per far correre Milano occorre rallentare Napoli”

di Massimo Mastruzzo*

Guido Tabellini, già rettore della Bocconi: “Per far correre Milano occorre rallentare Napoli…”. Una frase che sintetizza l’involuzione in corso del progetto originale dei padri costituenti, che si staranno rivoltando nella tomba sapendo che Calderoli, per rispondere alle esigenze dell’insostenibile economia di una sola parte del Paese, si è inventato un progetto di Autonomia Differenziata che se attuato stravolgerebbe il senso stesso della Carta Costituzionale.


Giuseppe Mazzini:” L’Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà”

Giuseppe Mazzini non la pensava certo come Guido Tabellini quando nel 1861,all’albore del nuovo Stato nazionale, affermò: “L’Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà”. Difatti il Mezzogiorno divenne la Questione Nazionale, nel momento stesso in cui la Nazione Italiana diventa Stato unitario. Né vi è riscontro tra un’Italia “differenziata” e i principi che i padri costituenti nel 1947 fissarono nella Carta, consapevoli che vi era una storia preunitaria da riscattare e indirizzare verso un modello unitario, di coesione e di convivenza.


Modifica del titolo V: inizio dello smarrimento del pensiero dei padri costituenti

Il pensiero originale di un Paese unito e di coesa convivenza, inizia a traballare con la riforma del titolo V che elimina quanto preventivamente, ed aggiungo premonitoriamente, i padri costituenti nello stilare la Costituzione repubblicana avevano in essa previsto all’articolo 119, che prevedeva come solenno impegno la soluzione della Questione meridionale intesa come Questione nazionale bensì che come problema nazionale.

Nel 2001 la riforma del titolo V, con la conseguente modifica dell’articolo 119, infatti, attenua fortemente l’impegno originale preso nel 1947 per il superamento delle diseguaglianze territoriali, e l’opzione introdotta dall’articolo 116 comma 3, sempre a seguito della modifica del titolo V, da definitivamente il via libera alla legge 86 per l’attuazione dell’autonomia differenziata.

È bastato davvero poco per stravolgere il lavoro dei 556 membri dell’Assemblea Costituente che da Catania a Cuneo, passando per quelli che nel 1946 furono eletti a Napoli, Cagliari, Roma, Firenze, Ancona, Verona, Brescia, Milano, con il delicato compito della stesura di una Costituzione per la neonata Repubblica, per la quale lo stesso Cavour, poco prima di morire, si era raccomandato :”…Tutti sono buoni di governare con lo stato d’assedio… No, niente stato d’assedio, ve lo raccomando…

Come sappiamo, agli argomenti, prevalsero gli archibugi e una guerra civile con i metodi repressivi di Cialdini che impressionarono perfino il governo di Torino e scandalizzarono la stampa estera, per cui venne sospeso e sostituito dal generale Alfonso La Marmora.


La Corte costituzionale boccia il progetto di autonomia differenziata

L’attuale progetto di autonomia differenziata, voluto fortemente dalla Lega e promosso da Calderoli, è stato però bloccato dalla corte costituzionale finché il parlamento non interverrà per correggere le parti bocciate.

La Consulta ha individuato sette specifici profili di illegittimità che toccano il cuore stesso del provvedimento. Uno degli aspetti più critici riguarda la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ovvero quell’insieme di servizi fondamentali – dalla sanità all’istruzione, dal welfare ai trasporti – che lo stato deve garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. La legge Calderoli prevedeva che questi livelli venissero definiti dal governo attraverso una delega legislativa, ma secondo la Corte questa delega è stata conferita “senza idonei criteri direttivi”, finendo così per svuotare “il ruolo costituzionale del parlamento”. Non solo: i giudici hanno anche bocciato il meccanismo che permetteva di aggiornare i Lep attraverso un semplice decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Una disposizione che, di fatto, avrebbe dato all’esecutivo un potere eccessivo su una materia tanto delicata per i diritti dei cittadini.


Il referendum per l’abrogazione del progetto di autonomia differenziata

La Corte ha anche voluto fissare un principio fondamentale: l’autonomia non serve a distribuire potere politico tra stato e regioni, ma deve migliorare i servizi per i cittadini. I giudici hanno sottolineato che il decentramento dei poteri deve avvenire “in funzione del bene comune”. Questa decisione avrà conseguenze anche sul referendum che era stato promosso contro la legge. A luglio, infatti, sono state raccolte le firme (oltre un milione di firme raccolte e depositate in cassazione) necessarie per poter chiedere ai cittadini di votare sull’abrogazione del provvedimento. Ora questi quesiti dovranno essere prima vagliati dalla Cassazione e dalla stessa Corte costituzionale. Se superassero questo esame, il voto si terrebbe tra aprile e giugno del prossimo anno.

Nel frattempo i padri costituenti staranno incrociando le dita nella speranza che colui che diede vita al Porcellum (la legge n. 270 del 21 dicembre 2005 fortemente voluta dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli), non faccia un’altra porcata.

*Direttivo Nazionale MET
Movimento Equità Territoriale

 

 

(23 dicembre 2024)

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