diĀ Fabio Galli
Agrigento ĆØ una cittĆ che vive sospesa tra la sua storia gloriosa e un presente difficile. Da un lato, la bellezza senza tempo della Valle dei Templi, uno dei siti archeologici più straordinari del mondo, capace di attirare turisti da ogni angolo del pianeta. Dallāaltro, una realtĆ quotidiana fatta di strade dissestate, trasporti pubblici inefficienti, servizi carenti e un centro storico che, pur ricco di fascino, mostra segni di abbandono e degrado. La nomina a Capitale Italiana della Cultura 2025 Ā rappresenta una possibilitĆ di cambiamento, unāoccasione per ripensare la cittĆ e rilanciarla attraverso la cultura. Ma un titolo, da solo, non basta a risolvere i problemi strutturali di un territorio che da troppo tempo attende risposte concrete.
Gli ultimi sviluppi ai vertici della Fondazione Agrigento 2025 hanno acceso nuovi interrogativi. Il presidente Giacomo Minio ha rassegnato le dimissioni, ma non per una scelta personale, bensƬ su richiesta del sindaco Francesco MiccichĆØ. Un cambio di direzione che, almeno in apparenza, ha motivazioni più politiche che operative. La nuova guida della Fondazione ĆØ stata affidata a Maria Teresa Cucinotta, ex prefetto di Palermo e figura di grande esperienza amministrativa. Se questa nomina porterĆ a una svolta reale o se si tratterĆ di un semplice cambio di facciata ĆØ ancora tutto da vedere. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, infatti, resta invariato, e con esso le incertezze su come verrĆ gestito lāevento e su quali siano le reali prioritĆ del progetto.
Agrigento ĆØ una cittĆ dalle potenzialitĆ enormi. La sua storia millenaria, il suo paesaggio e il suo patrimonio artistico la rendono un luogo unico, capace di attrarre un turismo colto e internazionale. Ma per fare della cultura un vero motore di sviluppo servono infrastrutture adeguate, una pianificazione seria e unāidea chiara di futuro. Oggi raggiungere Agrigento ĆØ complicato, i collegamenti ferroviari sono lenti e inefficienti, le strade urbane versano in condizioni precarie, la mobilitĆ interna non ĆØ allāaltezza di una cittĆ che dovrebbe accogliere migliaia di visitatori ogni anno. Anche il centro storico, pur ricco di testimonianze artistiche e architettoniche di valore, appare in parte trascurato, con edifici in stato di abbandono e attivitĆ commerciali che faticano a sopravvivere.
Un altro problema riguarda lāorganizzazione della vita culturale stessa. Negli anni, Agrigento ha ospitato numerosi eventi di rilievo, ma spesso senza una vera strategia di lungo termine. Mostre, spettacoli e festival rischiano di restare episodi isolati se non inseriti in un piano più ampio, capace di trasformare la cultura in una risorsa stabile per la cittĆ . Il 2025 potrebbe essere lāoccasione per invertire questa tendenza, per costruire un sistema culturale che non si esaurisca con la fine dellāanno celebrativo, ma continui a produrre effetti positivi sul territorio.
La Fondazione Agrigento 2025 ha un compito complesso e delicato. Organizzare eventi di qualitĆ ĆØ fondamentale, ma non sufficiente se non si lavora anche sulle infrastrutture, sulla riqualificazione urbana, sulla creazione di spazi per la cultura che rimangano attivi anche dopo il 2025. La cittĆ ha bisogno di una visione dāinsieme, di un progetto che tenga conto non solo dellāimmediato successo mediatico legato al titolo, ma anche delle ricadute future in termini di qualitĆ della vita, di opportunitĆ per i cittadini e di attrattivitĆ turistica.
Se ben gestito, il riconoscimento di Capitale Italiana della Cultura può davvero segnare una svolta. Lāesempio di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, dimostra che un evento di questa portata può generare investimenti, migliorare i servizi e rilanciare un territorio. Ma Matera ha saputo sfruttare al meglio questa opportunitĆ grazie a una pianificazione meticolosa e a una capacitĆ di coinvolgere attivamente istituzioni, cittadini e realtĆ economiche.
Agrigento può seguire lo stesso percorso? La risposta dipenderĆ dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi. Se la gestione della Fondazione sarĆ efficace, se gli interventi infrastrutturali verranno realizzati con serietĆ , se il progetto culturale sarĆ pensato per durare nel tempo, il 2025 potrebbe rappresentare un punto di svolta. Se invece tutto si limiterĆ a una serie di eventi senza una vera strategia di lungo termine, lāoccasione sarĆ persa e la cittĆ tornerĆ esattamente comāera prima.
La cultura può essere unāarma potente per trasformare un territorio, ma solo se viene messa al servizio di una visione più ampia. Agrigento ha una storia straordinaria e una bellezza che il mondo intero le invidia. Ora deve dimostrare di avere anche il coraggio di guardare avanti, di investire nel proprio futuro e di non lasciare che il 2025 sia solo una vetrina effimera, destinata a chiudersi senza lasciare traccia.
(30 gennaio 2025)
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