di Alfredo Falletti
Non si può che essere orgogliosi della strenua e (senza alcuna retorica), eroica battaglia del Dott. Marfella perché un territorio devastato da veri infami restii verso ogni rispetto per la vita di tutti coloro che, più o meno vicini a questa fabbrica di veleni, rischiavano di pagare con la loro salute e la loro esistenza questo cinismo criminale.
Ma è necessario andare oltre questo che già di per sé è un grande passo: è imprescindibile appurare l’origine di questo scempio; è indispensabile risalire a coloro che hanno determinato ciò che accade: aziende che si sono avvalse della delinquenza organizzata per sbarazzarsi di rifiuti tossici, pericolosi che sarebbe stato troppo oneroso conferire seguendo le direttive e le normative in materia. Su questo aspetto aleggia un silenzio freddo, marmoreo come le lapidi apposte sulle tombe di coloro che sono morti a causa delle esalazioni e dei fumi tossici.
Tonnellate. Decine, centinaia di tonnellate di imballaggi sui quali campeggiano in bella vista i nomi delle aziende che hanno ingaggiato la malavita per portar lontano quella schifosa monnezza – e chi se ne frega se per risparmiare ora si condannano innocenti. Eppure inchieste giornalistiche televisive corredate da più che eloquenti servizi video non hanno portato pressoché a nulla.
Già nel 2013, dopo inchieste giornalistiche che le autorità non hanno potuto non vedere, venne appurato che ci sarebbero stati rifiuti provenienti addirittura dalla Francia sotterrati nelle campagne tra le province di Napoli e Caserta mentre risultavano coinvolte almeno 450 aziende – quelle identificabili – lasciando comunque la certezza che fossero esponenzialmente di più ed anche che massima parte di esse fossero del centro e del nord Italia.
Sono trascorsi quasi dodici anni e solo adesso si sta iniziando un’opera di bonifica dopo le pressanti lotte di soggetti privati con in prima linea il Dott. Antonio Marfella, Presidente dei Medici per l’ambiente di Napoli; dodici anni durante i quali esseri umani hanno continuato ad ammalarsi e morire ed un territorio diventare salubre come in un “the day after” tragicamente reale. Eppure, quante aziende sono state chiamate responsabili dopo la loro identificazione?
Quante “class action” si son potute avviare perché chi ha subito questa criminale opera di devastazione venisse almeno in parte risarcito o almeno messo in condizione di curarsi? È così forte dunque la capacità di certa imprenditoria mista a politica e delinquenza organizzata da far evaporare l’evidenza? Tanto da non far saltare per aria un sistema assassino che va avanti da anni? Chi davvero è così potente da far passare sotto silenzio precise responsabilità pubbliche e private? Quel miscuglio inscindibile di politica, imprenditoria “disinvolta” e mafia è davvero così autoreferenziale ed immune pur davanti a vite umane distrutte e territori devastati come dopo un’esplosione nucleare?
La risposta a queste domande è drammatica come le domande stesse.
(27 novembre 2024)
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