di Paolo M. Minciotti
Dopo che la Elly ha deciso di giubilare anzitempo le primarie PD in Piemonte, con gli elettori del partito che non andranno ai gazebo per decidere tra Chiara Gribaudo e Daniele Valle (bonacciniano, figurarsi se dovesse vincere) – ed è favoloso che la segretaria che non risponde a una domanda nemmeno se ha la risposta abbia deciso di lasciare all’orco alme d’eroi che generosi travolse proprio con le primarie e la sua vittoria nel partito (dove fu però in minoranza, e forse questo spiega il no a nuove primarie).
Dopo che la Elly ha dunque deciso di giubilare le primarie ecco spuntare direttamente dal passato da presidente della Sardegna ed europarlamentare un come al solito battagliero Renato Soru che con un’intervista al Corriere di una chiarezza che lascia esterrefatti quelli che parlano senza dire niente, ha detto a Schlein che o si va a primarie “o mi candido”. Imprenditore di successo, Soru sa certamente quello che dice e se decide di candidarsi sa anche cosa fare, perché lui le elezioni in Sardegna le ha già vinte nel 2004 dimettendosi nel 2008 per poi diventare eurodeputato nel 2014. Insomma è uno che sa cosa fare quando vuole farlo. Pare. E dal Corriere non le manda a dire.
“Credo che la Sardegna non abbia bisogno né meriti una candidata imposta dall’alto. Sarebbe una scelta estremamente dannosa, che allontanerebbe ancora di più gli elettori di centrosinistra dalle urne. (…) Come si può pensare di esercitare la prerogativa costituzionale di guidare una Regione autonoma se la prescelta è il frutto di accordi nazionali tra chi scambia una Regione con un’altra?”; e poi affonda: “la mia terra si trova da un lato con l’insidia del progetto Calderoli che mina le Autonomie speciali, ma dall’altro con l’opportunità di spendere 8,3 miliardi nei prossimi quattro anni. È un momento storico e io voglio dare il mio contributo. Ma sia chiaro, la Sardegna non accetterà mai che vinca la protervia”. Soru, insomma, è già in corsa. Schlein tace.
(4 novembre 2023)
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