di Giovanna Di Rosa, #LaProvocazione
E’ evidente che definire in televisione Melania Trump “escort” è una caduta di stile e l’ennesimo insulto alle donne contro le quali si inveisce sempre con maldicenze sulla loro presunta vita sessuale, e Alan Friedman – che a Salvini in passato tanto piaceva – si è scusato (tardi e male), ma si è scusato.
Che l’indignazione con tanto di tweet lanciato al vento contro la solita sinistra sia parte dell’allegro cinguettare di un uomo politico che ha detto tutto e il contrario di tutto negando di avere detto tutto e il suo contrario, dicendolo di nuovo, è cosa normale. Ciò che non è normale in un politico è la memoria corta. Perché il Salvini improvvisamente dalla parte delle donne in modo per niente credibile, è lo stesso che definiva Laura Boldrini una “bambola gonfiabile” – era il 2016 e lanciava l’hashtag #sgonfiamolabroldini perché il rispetto è una cosa seria; è lo stesso che insultava in televisione Carola Rackete definendola “quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati… pagata non si sa da chi” proseguendo poi con nomignoli come “fuorilegge” e “delinquente”… (e per questo Salvini è a processo anche per gli insulti a Carola Rackete).
Fin dove tocca spingersi per difendere l’indifendibile (in questo caso l’amministrazione Trump non certo Melania) e vestirsi ogni sessanta minuti di una veste nuova?
Dare tranquillamente della ESCORT in diretta a Melania Trump è indegno di un “uomo” e del “servizio pubblico” Rai. Assordante silenzio degli indignati di professione, ai radical chic di sinistra tutto è concesso. Mi fate schifo. pic.twitter.com/XPkdzuvstQ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 20, 2021
(24 gennaio 2021)
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