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Il Pride è sempre più espressione di ogni giusta rivendicazione e baluardo delle libertà di tutti

di Alfredo Falletti

Anche in questo 2024, anno controverso e palesemente caratterizzato da continue “operazioni di normalizzazione” che si tradurrebbero in passi da maratoneta all’indietro verso un oscurantismo che faccia sentire più al sicuro coloro che vedono nel cambiamento e nell’inclusione,  un attentato all’identità nazionale o addirittura una sostituzione etnica, così come inorridiscono al concetto di famiglia fondata sull’amore piuttosto che sulla carta d’identità, come ribadito alla conferenza stampa di presentazione del Palermo Pride.

Un anno nel quale i diritti universali dell’uomo devono essere difesi da una dichiarata politica di restaurazione, falso perbenista, proiettata a quarant’anni indietro e per alcuni aspetti a quel ventennio nel quale i treni arrivavano in orario e certi soggetti fastidiosi venivano neutralizzati da tanto bravi ragazzi di nero vestiti.

Anche oggi come e più di sempre si dibatte di temi conosciuti e sviscerati sempre con maggiore approfondimento, ma probabilmente, se ancora se ne parla e se ancora attorno a questi temi ci si unisce e ci si divide, quel che è stato fatto non è risultato sufficiente per superare le “barriere architettoniche mentali” di chi si ostina ad opporsi a qualcosa che non conosce, non capisce o non vuol conoscere/capire.

Nell’ambito della sempre più ampia comunità LGBTQIA+ alcuni si chiedono se gli appuntamenti che si susseguono annualmente possano rivelarsi controproducenti a causa di alcune forme di manifestazione eccessivamente plateali e folkloristiche rischiando di danneggiare la lotta alla discriminazione sessuale che già di per sé è un’aberrazione senza alcun senso. Difficilmente sarà possibile dare una risposta definitiva ad un simile dubbio, almeno fino a quando sarà necessario indicare quella comunità con un acronimo e non con il semplice e meraviglioso e mai banale termine “umanità” senza che alcuno stia assiso a pontificare chi debba essere considerato “normale” e chi, invece, sia da gettar giù dalla rupe del monte Taigeto perché non normale e di ciò, secondo certi soggetti illuminati, timorosi di un mondo a loro dire al contrario, “…devono farsene una ragione…” .

Su questa scia si rimane amaramente perplessi davanti all’affaire frociaggine (ci sarebbe una spiegazione logica dovuta a falsi amici nella traduzione tra spagnolo e italiano, ma non è questa la sede) venuto alla luce e del quale si sarebbe fatto a meno vista la sua fonte.

Il pride è ormai un’occasione gioiosa, se pur nella sua massima serietà di intenti, per ribadire che ogni momento di lotta e di protesta tende ad una società sempre più giusta che cancelli ogni aggressione ai diritti fondamentali dell’essere umano, ogni essere umano, titolare del diritto alla dignità e libertà. Sulla scorta di questo ampliamento di orizzonti tutte le associazioni che chiedono libertà e rispetto di legittimi diritti ricevono accoglienza in una sorta di unione che fa la forza davanti ad un Paese ed un’Europa che sta assistendo all’avanzata di una marea nera che sta travolgendo i pilastri tipici di un Paese civile e solidale.

La sanità pubblica sempre più svenduta a interessi privati.

Il lavoro sempre più povero e insufficiente a garantire la sopravvivenza.

La sicurezza nel lavoro ormai assoggettata ai bilanci aziendali col risultato che ad oggi si contano 200 vittime nel 2024.

La cultura costantemente sotto attacco nel tentativo di una sua “normalizzazione e omologazione” al new politically correct.

La disabilità depredata dei già miseri fondi per una vita dignitosa di chi vive questo dramma con le proprie famiglie.

La difesa della libertà di stampa e di informazione addirittura messa in predicato non soltanto in Italia, che sta precipitando nella classifica mondiale, ma addirittura anche per i giochi politici elettorali in Europa, complice il nostro Governo, ovviamente.

 

 

(18 giugno 2024)

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