di Daniele Santi #Lopinione twitter@gaiaitaliacom #Politica
Scuserete la franchezza, ma ignorare che colore politico hanno le devastazioni operate a Napoli da gruppi evidentemente organizzati, benissimo organizzati, e con che fine queste manifestazioni vengono mosse, vorrebbe dire continuare a dare fieno alle vacche utile solo alle loro ruminazioni. E’ ora di dire che in questo paese è in opera da anni un progetto di destabilizzazione e involuzione illiberale che trova, o cerca, in questa situazione d’emergenza, la spallata definitiva.
Le decine di identificati, ancora nessun arresto, l’ipotesi di reato di devastazione, il coinvolgimento di hooligans che si mettono a disposizione per spaccare qua e spaccare là perché quando si è incapaci di costruire si distrugge, stanno nella squadrone squadrista del nero scacchiere neofascista che venerdì notte ha messo a ferro e fuoco Napoli, mirando al palazzo della Regione e al governatore De Luca.
Alcune centinaia di nullafacenti violenti, motorini e volti completamente travisati da casco, mascherine e cappelli che non si accontenteranno della bravata della notte tra il 22 e 23 ottobre, perché ci sono sempre nullafacenti violenti, motorini e volti completamente travisati da casco, mascherine e cappelli. Si chiamano hooligan, camorristi ed esponenti della destra eversiva, pronti a fare la guerra allo stato. Soprattutto in tempi d’emergenza. Il virus si è impossessato delle loro teste.
Si chiama neofascismo, non Covid. E quello, al contrario del Covid, si combatte anche chiamandolo col suo nome.
(27 ottobre 2020)
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