di G.G., #laprovocazione
Così abbiamo nuovamente applicato alla politica il principio alchemico della sublimazione, certamente rivisto e corretto secondo i canoni dell’Italianità che vede tutto andare così bene da essere obbligati a rimetterci le mani. Così dopo un anno di annunci televisivi, apparizioni, dichiarazioni fatte sempre in prima persona come se dietro di lui ci fosse il vuoto assoluto – forse c’era, e forse non era dietro quel vuoto – ci siamo giubilati anche Arcuri.
Al suo posto, per il tripudio di Renzi che non ha ancora capito il momento giusto per aprire bocca, e dopo la questione Arabia Saudita dovrebbe stare zitto a lungo, il presidente del Consiglio Draghi ha scelto il generale Figliuolo e insieme a Renzi ha gioito tutta l’estrema destra al governo e all’opposizione: da salvini a Tajani passando per Meloni. Vedremo quanto dura l’entusiasmo della destra estrema da sempre orgasmica alla sola vista di una divisa.
Ora, dopo avere perso un altro anno, la sostituzione. Francamente ci sarebbe poco da gioire: basterebbe ricordare il fallimento di Immuni, l’app più ridicola e inutile della storia, la straordinaria epopea dei banchi a rotelle e tutti gli annunci non rispettati. Ma non ci piace allinearci all’accanimento sul perdente che è così tipico di certa stampa. La giubilazione di Arcuri compatta il governo e allinea le opposizioni. E poi dicono che Draghi non è un politico.
Certo poi ci sono gli scandali che hanno sfiorato il commissario evanescente, scandali che troppe volte in Italia hanno contribuito ai passaggi di consegne. Naturalmente, in questo caso, gli scandali sfioranti non hanno nulla a che vedere con la decisione del presidente del Consiglio.
(2 marzo 2021)
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