di Redazione Politica
Disoccupazione alle stelle, servizi sanitari carenti, fondi pubblici mai spesi o deviati al Nord. È il quadro drammatico che emerge da un dossier elaborato dal Movimento Equità Territoriale, che denuncia una violazione sistemica dei diritti costituzionali nel Sud Italia.
Le cifre parlano chiaro: dal 2000 al 2017, il Mezzogiorno ha subito una sottrazione di risorse pari a 840 miliardi di euro, secondo l’Eurispes. La spesa pubblica per investimenti continua a favorire il Centro-Nord, mentre la sanità nel Sud arranca, con una spesa pro capite fino a 500 euro inferiore rispetto al Nord. Le liste d’attesa si allungano, i cittadini emigrano per curarsi, mentre i fondi europei e del PNRR faticano a essere spesi per mancanza di strutture tecniche e volontà politica.
“Il Sud è trattato da colonia interna”, dichiara Massimo Mastruzzo membro del direttivo nazionale del MET “Ma noi siamo qui per dire basta: chiediamo equità, non elemosina.”
Ecco alcuni numeri-chiave:
- Disoccupazione giovanile: fino al 42 % nel Sud contro il 17 % al Nord.
- Occupazione femminile: 34–37 % nel Mezzogiorno, oltre il 60 % nel Nord.
- Alta velocità ferroviaria assente in gran parte delle regioni meridionali.
- Dispersione scolastica doppia rispetto al Centro-Nord.
Questi divari, sottolinea Mastruzzo, violano la Costituzione (articoli 3, 32, 33, 117). E non si colmano con interventi marginali, ma con una scelta politica netta: investire nel Sud, garantire i diritti minimi, smettere di finanziare la spesa “storica” che premia chi ha già tutto. Il Movimento Equità Territoriale nasce per questo: non è un partito del Sud, ma un partito per il Sud, che vuole ancora credere che la Repubblica sia davvero una e indivisibile“.
(22 giugno 2025)
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