di Giancarlo Grassi
Il grande statista nonché ministro Salvini ha detto la sua, con pieno diritto, con pieno riferimento al suo elettorato da vanga sulla questione della transizione ecologica. Facendo il solito uno più uno uguale tre diviso niente uguale disinformazione, Salvini è riuscito a dare la colpa alla Cina e all’UE. Non sappiamo se la Cina che è colpevole oggi di essere favorita dall’Ue e che Salvini guarda in cagnesco sia la stessa Cina con la quale tubava il governo Conte 1 del quale Salvini era ministro dell’Interno scivolato su un papeete qualsiasi inneggiando a pieni poteri.
Come scrive Vittorio Lussana nel suo Giustappunto, Salvini ha definito la nuova norma sulla transizione ecologica per la messa al bando delle auto a benzina e diesel entro il 2035 come “l’ennesima follia nel nome del fanatismo verde”, ignorando nel suo spericolato e verboso articolare superficialità che le direttive Ue sulle case green e sul bando dei motori a trazione geotermica, cioè a diesel o benzina, non solo quella roba che lui racconta nella sua perenne campagna elettorale, riguardano “una fase di transizione ecologica che prevede una serie di step, di report di controllo ogni due anni, studi e ricerche approfondite”, arrivando persino a prevedere eventuali proroghe temporali, da stabilire ogni tre anni. Lui finge di ignorare tutto questo, perché è disperatamente alla ricerca di un sorpasso dopo che FdI ha fatto a pezzi il suo partito alle ultime regionali.
Effettivamente la decisione UE non è per nulla così impattante sul nostro sistema industriale come Salvini grida. Siamo al perenne sfasciare l’Italia aprendo la bocca per darle fiato. Niente di nuovo sul fronte salviniano-leghista, niente di nuovo sul fronte della creduloneria tutta italica, molto di nuovo sul fronte governativo. Questo governo si è venduto come miracolistico e tutto quello che fa è raccontare di guardare al futuro, con la retromarcia inserita. Questo tra scandaletti parlamentari sul 41bis montati ad arte ad uso distrazione di massa, berlusconate su Zelensky che gridano vergogna e influenze puntuali come la morte alla quale non c’è rimedio, mentre ai governi mortiferi sì.
(17 febbraio 223)
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