di Massimo Mastruzzo*
Sottolineo subito che di questa triste vicenda di avvelenamento di terreni ad uso agricolo delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, dove evidentemente si coltivano prodotti che potenzialmente vengono successivamente distribuiti non solo nelle regioni interessate dallo spandimento dei fanghi tossici della WTE, ma in tutta Italia, non si è interessato nessun partito, e, a differenza della Terra dei fuochi, nessun media nazionale.
O meglio a fronte della vergognosa scelta del Governo che non si è costituito parte civile nel processo contro la Wte (perché?). Io, da presidente della Commissione ambiente e territorio di un piccolo comune nel bresciano, Montirone, interessato purtroppo dallo spandimento dei fanghi, mi sono chiesto se fosse giusto che i cittadini, in quanto consumatori, dovessero essere informati di dove e cosa è stato coltivato su quei terreni, ed ancora quali e quanti prodotti provenienti da quei terreni avvelenati potrebbero essere potenzialmente arrivati nei punti di rivendita, ed è solo grazie all’interessamento dell’europarlamentare Piernicola Pedicini (Verdi/ALE) che per dare una risposta a queste domande, è stata presentata alla commissione UE una “Interrogazione con richiesta di risposta scritta”.
Oggetto dell’interrogazione: lo spandimento Gessi in Italia. Ovvero la vicenda WTE.
LA GIUSTIZIA FARÀ IL SUO CORSO, MA
Che la magistratura nel frattempo stia facendo il suo lavoro e la giustizia farà il suo corso, è un dato di fatto vista l’udienza del 15 novembre, che arriva 4 anni dopo l’inizio delle indagini dei carabinieri dei Noe (su input del pm Mauro Leo Tenaglia) e a due anni e mezzo dal sequestro dei tre stabilimenti di Calcinato, Calvisano, Quinzano e dei conti dell’amministratore delegato Giuseppe Giustacchini indagato insieme ad altre 22 persone per traffico illecito di rifiuti.
Ma è altrettanto vero che forza e peso politico ed economico di un territorio non sono anche garanzia di legalità.
Lombardia, Montichiari (Bs), lunedì 17 ottobre 2016, ore 10,30 di lunedì mattina, bambini di quarta elementare di una scuola della frazione di Vighizzolo di Montichiari, accusano malori (nausea e vomito) mentre sono a scuola, dentro loro classi. La causa? Forti odori che respiravano nell’aria. Soccorsi i bimbi accusarono un forte bruciore agli occhi e alla gola, e per sette di loro si rese necessario il ricovero presso l’ospedale Civile di Brescia. Le analisi effettuate sui bimbi ricoverati in ospedale rilevarono alte percentuali di carbossiemoglobina: una forma di emoglobina nociva in percentuali così elevate che solitamente si riscontrano solo nei fumatori. Ma non era la prima volta, si trattava di un deja vu per molti abitanti, che rimandava ad un caso del 10 gennaio 2012, anche allora i bambini delle elementari vennero colti da malore.
Proprio dagli accertamenti, eseguiti durante le indagini sull’intossicazione del 17 ottobre 2016, per cercare spiegazioni all’irritazione delle vie respiratorie che aveva costretto al ricovero di diversi bambini della scuola di Vighizzolo (circostanza che emerge sfogliando l’ordinanza di 204 pagine destinata ai 15 indagati), è partita la maxi inchiesta sullo spandimento di liquami contaminati nelle campagne bresciane che secondo gli inquirenti aveva come epicentro la Wte di Calcinato. Procura e carabinieri avevano subito concentrato l’attenzione sui fanghi e gessi di defecazione ceduti come fertilizzanti agli agricoltori insieme al bonus dell’aratura.
Il risultato di quella inchiesta ha portò alle raccapriccianti intercettazioni
«Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente». La voce è di Antonio Maria Carucci, laureato in Scienze geologiche e a libro paga della Wte, dall’altra parte del telefono Simone Bianchini, un contoterzista che quei fanghi li spandeva nei campi della bassa bresciana.
MASS MEDIA DISATTENTI
Nel 2012, quando scoppiò mediaticamente il caso della Terra dei fuochi, non ci fu nessun riguardo a identificare, erroneamente, i prodotti agroalimentari di tutta la Campania come potenzialmente pericolosi.
In quel caso la debolezza del potere politico ed economico non seppe tutelare né produttori, né prodotti, né tantomeno i consumatori che rimasero in balia di attività commerciali che esponevano cartelli, senza senso, con scritto “qui non si vendono prodotti della Campania”, dei tg nazionali che misero in fila decine di servizi, dei fatidici talk show pomeridiani che andavano alla ricerca di terreni da filmare. L’abbinamento Campania-prodotti agricoli-terreno inquinato andava a loop ad ogni ora, l’esposizione mediatica fu spietata, l’informazione tendenziosamente deviata dal pregiudizio nazionale.
Qualche anno dopo, qualche chilometro più a nord, 150 mila le tonnellate finite nei campi degli agricoltori dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019.
3mila ettari di terreno, e si parla solo di 1 anno di distribuzione, che hanno avvelenato terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, passati praticamente inosservati ai mass media nazionale.
*Direttivo nazionale MET
Movimento Equità Territoriale
(13 novembre 2023)
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