di Ghita Gradita, #Sanremo
E così a Sanremo ha vinto XFactor. Il Festivàl, con l’accento sulla “à”, quello del miracolo nell’anno del Covid, anno nel quale in onore alla decenza non si sarebbe dovuto fare, per onore a vivi che non lavorano – e ha fatto piangere (dal ridere) l’appello del maestro del coro che diceva “non ci tengono in considerazione”, o qualcosa di simile, mentre stava sul palco di un evento i cui cachet non vogliamo nemmeno ricordare.
A Sanremo vincono i talent, come da molti anni a questa parte. Sanremo è una macchina da soldi, da cachet e da diritti d’autore irrinunciabile, non è più il festivàl della canzone italiana: non crea miti, non crea artisti, non crea tendenze. L’unica certezza che hai se vinci Sanremo, oggi, oltre agli introiti a tanti zeri dai diritti d’autore, è che scomparirai presto. Senza lasciare traccia.
Non abbiamo parlato della kermesse propagandista della riviera ligure con Toti al seguito con tweet e lo stile che lo contraddistingue, e non entreremo nel merito. Non l’abbiamo seguita per protesta passiva: per dire che è incomprensibile che ci siano due artisti del mondo dello spettacolo paralizzato dal covid dal marzo 2020 che ce la raccontano a noi che non possiamo produrre, rappresentare, replicare, guadagnare sul nostro lavoro mentre loro sono lì a parlare di solidarietà, a cinquecentomila euro a cranio. Ci sembrava una schifezza. E non abbiamo cambiato idea.
(7 marzo 2021)
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