Anche l’Arianna è furiosa, ma dissimula, anche se non si capisce con chi. Si affida al vaticinio: “Vogliono farci saltare i nervi“, dice dal suo augusto pulpito di plenitpotenziaria di FdI. Chi voglia sare loro saltare i nervi non è chiaro. Ma prima c’è un punto: i nervi gli sono già saltati. Per sindrome da accerchiamento. Ingiustificata. O meglio giustificatissima dalla tensione di avere un’idea d’Italia in testa e doverne vendere un’altra. IN più chi fa loro saltare i nervi ha un nome e un cognome: e sta dentro la loro maggioranza. Con incarichi pesanti.
Ai fratelli, sorelle e cognati d’Italia davvero i nervi saltano spesso: perché sono indecisi e insicuri delle loro azioni, delle quali evidentemente conoscono il potenziale, come il cognato d’Italia anche ministro, il Lollobrigida e la storiella del suo ritocchino al cuoio capelluto e il non vi dico dove l’ho fatto. Se si ritiene opportuno, per ragioni che a qualcuno possono anche non piacere, rimpolpare di bulbi il proprio capo quanto ci vuole a dire fatevi i cazzi vostri con la mia testa faccio ciò che voglio? Ma non si può: perché i nervi a fiorpelle, già saltati da tempo, della dirigenza del primo partito della storia d’Italia ad azionariato famigliare impongono di voler piacere a tutti. E più vuoi piacere a tutti, più rapidamente arrivi a non piacere a nessuno.
E l’avere un Salvini a tiro di schioppo, nel senso di vicinanza ché non si scherza con Fratelli d’Italia e i pistolini da borsetta che sparano per propria volontà, non insegna nulla. Se lo godano.
Dunque politica poca, promesse mantenute quasi nessuna se non quella diretta al loro elettorato, progetti che vadano al di là della prossima elezione ancor meno, misure economiche e strutturali che vadano oltre dopodomani a josa, ma un sacco di restrizioni, leggi, leggine, leggiucole e tanta, tanta comprensioni per saluti romani e loro esecutori. La parola antifascismo è impronunciabile, perché non sono fascisti, ma ferocemente contro l’antifascismo. E ce l’hanno coi rave. Dove notoriamente abbonda l’apologia di fascismo.
Ecco così la ristretta congrega di buoni politicanti circondati da servini e servette che dicono il peggio convinti di rappresentare il meglio. E si commenta con i “Vogliono farci saltare i nervi” nei giorni pari e nei giorni dispari. La domenica è dì di festa.
Sono già saltati, i nervi, ma perché i fratelli, sorelle e cognati d’Italia una volta al potere hanno scoperto che non potevano proprio fare quello che volevano; perché hanno capito, male e con fatica, che il 26,6% del 64,4% di coloro che sono andati al voto non sono un plebiscito, ma un pessimo segno perché il 36,6% di chi non ha votato è una percentuale che ti fa tornare al 4% dal quale provieni in un battibaleno. Gli toccherà chiamarlo ribaltone. Così si va a cercare il plebiscito alle Europee. E non è detto che non gli riesca.
E poi ci sono le promesse non mantenute di nostra signora dei miracoli in campagna elettorale, e dei tagli di tutto quello che serve a chi ha pochissimo, perché se hanno pochissimo alla fine è soltanto colpa loro.
Insomma non gli faranno saltare i nervi, li faranno andare a casa e se non la giocano da furbi, e a parte tre o quattro oltre all’acuta intelligenza politica della presidente di partito e Consiglio, quel partito non abbonda di furbizie, a casa ce li manderà colui che non s’aspettano. E al quale sono saltati i nervi. Perché a forza di tirartela poi ti arriva. Soprattutto se a furia di cercare volere stravincere poi succede che stravinci sul serio. E sappiamo quanto stanno sui coglioni agli Italiani quelli che stravincono.
(21 gennaio 2024)
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