di Giancarlo Grassi
Berlusconi padre nobile dell’Italia, come ha detto qualcuno, è riuscito di nuovo ad entrare in rotta di collisione con mezzo mondo politico con la sua dichiarazione anti-Zelensky dei giorni scorsi. Risultato: il PPE, di cui il partito di cui Berlusconi è signore e padrone, oltre che fondatore, e che del PPE è parte, ha annullato il summit dei popolari europei di Napoli previsto tra il 7 e 9 giugno.
Il motivo è semplice e la spiegazione non lascia spazio a dubbi: “A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo“.
Tajani, ché bisogna pur far sentire la propria voce quanto più si è afoni, ha commentato “Non sono d’accordo”. Dal PPE silenzio, anche perché la risposta ‘sticazzi non pare rientrare nel protocollo. E via e via. La decisione è stata presa dall’ufficio di presidenza del gruppo al Parlamento Ue, in una riunione straordinaria organizzata per rispondere alla richiesta di diverse delegazioni di cancellare l’evento e la decisione è stata presa con nove voti a favore e uno contrario. Berlusconi si è così sfogato su Facebook con un post surreale: “Io vengo criticato perché sto chiedendo che insieme ai sostegni per l’Ucraina, da sempre condivisi e votati da Forza Italia, si apra immediatamente un tavolo per arrivare alla pace”.
Ma lui sa bene, come lo sanno i peones del suo partito, che la ragione dell’allontanamento del PPE da Berlusconi è per ciò che ha detto sul serio non su quello che racconta di avere detto qualche giorno dopo.
(17 febbraio 2023)
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