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Vibo Valentia e Tropea: quando la sanità pubblica viene smantellata e la migrazione sanitaria diventa un obbligo

di Massimo Mastruzzo*

In Calabria, e in particolare nel Vibonese, la sanità pubblica non è più un diritto garantito: è diventata una lotteria territoriale. Gli ospedali di Vibo Valentia e Tropea non sono casi isolati, ma il simbolo di un sistema sanitario regionale deliberatamente impoverito, commissariato da anni e incapace di assicurare cure dignitose ai cittadini. Un sistema che, nei fatti, spinge le persone ad andare via, a curarsi altrove, se possono permetterselo.
Il 27 dicembre 2025, davanti all’ospedale “G. Jazzolino” di Vibo Valentia, i comitati civici hanno messo in scena l’ennesimo atto di una protesta che dura da anni.

Tra le voci più attive della protesta c’è quella di Daniela Primerano, da sempre impegnata nella difesa dei diritti costituzionali dei cittadini del Vibonese e, più in generale, di tutti i calabresi, con particolare attenzione alla sanità pubblica.

Non una passerella, ma un atto politico forte: esposti ai Carabinieri e denunce alla Procura per segnalare la sistematica negazione del diritto alla salute. Lo stato di agitazione, proclamato già a novembre, è la risposta civile a una gestione regionale e aziendale che continua a ignorare il grido di allarme dei territori.

Ospedali svuotati, reparti chiusi, personale insufficiente: non è emergenza, è scelta politica

L’ospedale di Tropea è oggi un presidio sanitario svuotato: carenza cronica di personale, assenza di anestesisti, reparti chiusi o ridotti all’osso. Esistono posti letto solo sulla carta, utili a rispettare formalmente i LEA ma inesistenti nella realtà. Una finzione amministrativa che serve a coprire il fallimento del sistema.

Allo Jazzolino di Vibo Valentia la situazione non è diversa. La gestione dei fabbisogni di personale è errata, approssimativa e pericolosa. I sindacati lo denunciano da tempo: la sicurezza dei pazienti è a rischio, così come quella degli operatori sanitari, lasciati soli a fronteggiare turni massacranti e reparti sotto organico.

Nel frattempo, si continua a parlare di abbattimento delle liste d’attesa, mentre i cittadini fanno i conti con laboratori di analisi bloccati per problemi informatici e servizi essenziali che funzionano a intermittenza. Questa non è inefficienza occasionale: è disorganizzazione strutturale.

Migrazione sanitaria: una tassa occulta sui cittadini calabresi

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel 2024, e con dati confermati anche per il 2025, l’ASP di Vibo Valentia ha speso circa 47 milioni di euro per la mobilità sanitaria: 30 milioni verso altre province calabresi e 17 milioni verso strutture fuori regione. Soldi pubblici che seguono i pazienti costretti ad andare via perché qui non possono curarsi.

La Calabria resta al penultimo posto in Italia per qualità della salute, con un punteggio di 3,2 su 10 e un indice di soddisfazione della domanda interna fermo a 0,81. Numeri che certificano un fallimento politico prima ancora che sanitario.

La sanità pubblica non si commissaria all’infinito: si rifonda o si condanna un popolo

Come Movimento Equità Territoriale, denunciamo con forza questo modello che penalizza il Sud e la Calabria in particolare. Il diritto alla salute non può dipendere dal codice di avviamento postale. Serve una revisione radicale dei criteri di ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, una ridefinizione dei LEA basata sui bisogni reali dei territori, non su parametri astratti che favoriscono chi è già forte.

Diciamo no alla progressiva privatizzazione strisciante della sanità, anche quando avviene sotto forma di convenzionamento. Il privato può affiancare il pubblico solo se eccellente, mai sostituirlo. Abbandonare la sanità pubblica significa abbandonare i cittadini più fragili.

Ci opponiamo alle nomine politiche dei dirigenti sanitari, chiediamo selezioni basate sul merito, investimenti veri, fine delle politiche di austerità e un piano serio per fermare la fuga dei professionisti sanitari verso il privato o l’estero.

Curarsi nel proprio territorio non è un privilegio, è un diritto

Vibo Valentia e Tropea non chiedono favori. Chiedono il rispetto di un diritto costituzionale. Continuare a ignorare questa emergenza significa accettare che in Calabria la salute sia un lusso e che la migrazione sanitaria diventi l’unica risposta istituzionale.

Noi non lo accettiamo. E continueremo a sostenere chi denuncia, nelle piazze e nelle sedi opportune, finché il diritto a curarsi a casa propria non sarà finalmente garantito.

*Direttivo Nazionale MET
Movimento Equità Territoriale

 

 

 

(28 dicembre 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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